martedì 30 novembre 2010

Mario Monicelli 1915-2010

Mario Monicelli è morto. Il maestro della commedia amara non c’è più. Penso alla scelta fatta per chiudere, la dignità, la coerenza. Sarò stupido a pensarlo, ma tutti i grandi muoiono suicidi. Il suicidio forse come scelta per dominare la vita a pieno, fino alla fine. Perché la morte è parte della vita e si vive e poi si muore, questo si sa. Si vive, si vive e poi si sceglie di morire. Molte persone specie le più chiuse, di quella mai attratte dalle novità, criticano le scelte estreme, come forse può essere il suicidio. Penso però che tristemente molte di queste persone che ripetono come animali stanchi i lori mantra, le loro verità, i loro vuoti, scelgano poi vite che li fa morire pian piano, ogni giorno, nella gretta e meschina società occidentale. Penso che crescere sia allargare le proprie vedute, guardare con occhi diversi il mondo, gli altri, i pensieri, le parole. Crescere probabilmente non vuol dire solo alzarsi, ingrassare e invecchiare. Oggi anch’io non sono più giovane, o meglio anch’io sono più vecchio di ieri. Cerco di non credere più al bianco e al nero, quelli netti, cerco di accendere le sfumature, colorare sempre più il mio mondo. Il mio mondo interiore che solo la bellezza naturale della vita può alimentare. Quelle reazioni chimiche che ci cambiano forse in meglio, forse in peggio, ma comunque ci cambiano, ci danno opinioni, punti di vista, amori. Nella complessità delle cose penso a un maestro come Monicelli, che questo sistema cercava di dominarlo, con i suoi film, con la sua vita, con la sua arte. Negli ultimi mesi, per una serie di motivi ero stato molto attratto dai lavori e dalle dichiarazioni di Monicelli. Chiuso com’ero nei problemi tipici di una metropoli, mi ha dato tanto. Cercava penso di mantenere un’individualità personale e nazionale. Un altro grande che va via, in questo paese dovremmo tutti rimboccarci le maniche.

martedì 23 novembre 2010

Vento

Stasera c’era il vento ed era una serata fantastica. Limpida con la luce naturale delle stelle. Allora ho infilato i guanti e iniziato a camminare con un faro che splendeva nella notte. Una guida dall’alto, una luce mentre il vento sembrava il mare d’estate. Mentre il vento moveva le ultime foglie d’autunno. C’era una villa, una villa in alto sulla collinetta a sinistra, le finestre chiuse, alcune luci accese. Pensavo, che casa stupenda, magari con i soffitti affrescati. Allora mi viene un’idea. Decido di salire sul muro che separa la tenuta dalla strada per sbirciare un po’ dentro. Per vedere le stanze, il giardino, se ci sono cani. Appena sono in una posizione nascosta che mi consente di avere però una piena visuale, sento un rumore. Sento un rumore di un’auto che parte. Era lì parcheggiata all’ingresso, una spider decappottabile nel freddo invernale, qualcuno aveva acceso la vettura e inserito la marcia indietro. Allora mi abbasso per non farmi vedere e mi accorgo che a guidare era una donna. Volava via, veloce nella notte con il vento nei capelli. Allora decido di scendere. Ho capito che c’era qualcosa che valeva la pena vivere, un’occasione, una rassicurazione. Ci sono notti che sai che ne vale la pena. Forse per le stelle. Forse per il vento.

giovedì 18 novembre 2010

Notte

Pioggia e fresco è il rumore della pioggia.
Pioggia e freddo. Il rumore della pioggia.
Nella notte invernale penso di te, nella notte sospesa avevo te.
E il sole doveva ancora aspettare il nostro riposo, e i ricordi addolcire le nostre parole.
E le ombre? Quelle si facevano nette, e ora come al nord si facevano strette. Ero sincero, eri sincera? E la pioggia lontana, e il rumore di niente parlava con te. Si eri sincera mentre la pioggia ti rubava le parole, mentre la natura parlava di te. Si ero un altro a quel tempo, ero al mare ed era sera. Altri giorni. Notte

domenica 14 novembre 2010

Cipolle

Un uomo vide una donna tagliare le cipolle nella stanza. La donna piangeva e l’uomo pensò che non voleva vederla più piangere. Una donna vide un uomo ridere nella stanza e pensò che voleva sempre vederlo cosi. L’uomo e la donna parlavano mentre lei asciugava le lacrime, dall’esterno avresti potuto dire che aveva il cuore spezzato, ed è proprio quello che pensava l’uomo, parlava e immaginava, viveva e sognava. Le parole poi uscirono secche e asciutte, ma non come lui pensava. Si sentì dirle ti amo proprio mentre lei posava il coltello con cui tagliava le cipolle, con cui rubava per sempre il suo cuore, adesso e per tutta la vita. Un attimo e la vita, un secondo e l’eterno, il colore del cielo e la pioggia. Allora la sua faccia diventò come una diga, il suo viso circoscriveva il suo mondo, e il suo corpo gli accendeva qualcosa dentro, qualcosa che a volte dimenticava di avere. Era solo amore, non c’era verso di mischiarlo al perdono, era solo amore ragazza, ragazza dal viso mai visto. Questo pensava, questo pensavano nella fredda stagione. Un uomo quindi si vide uscire dalla porta sul retro. Quell’uomo attraversò la strada per non ritornare più, per contrarre tutta la vita in quell’attimo, per la paura di perderla e per la voglia di averla. Per l’insana necessità che provava di possederla ora e per sempre, ogni istante, ogni secondo che voleva riempirsi di lei, che voleva riempirla del suo seme e del suo amore. Ma l’uomo non era nato ieri e sapeva che non bisogna mai confondere l’amore con il possesso, che bisogna accettare le vite degli altri come doni a contornare una vita già piena, a decorare i momenti e i minuti senza sentire più la necessità di scappare. Allora le sue gote diventarono rosse. Le sue parole diventano soffici, i suoi pensieri diventano amore, e si amarono mentre le prima luci del mattino annusavano l’aria, si amarono mentre il calore del sole fermava il tempo ora e li, ora e per sempre.

martedì 9 novembre 2010

Inverno

Eccoci qui, riappare l’inverno. Più vado avanti e più non lo aspetto, sarà che vivo un po’ più al nord ora, sarà che vivo un po’ più su. E’ uno strano periodo l’inverno. La luce scompare, il freddo e la pioggia, l’umido e la nebbia. Il mondo lugubre di notte e spento di giorno. Lunedì mattina, bocca di sonno, occhi stanchi. Sembra che tutti per strada pensano cosa facciamo qui, dove andiamo strappati dai nostri letti caldi e dai nostri sogni di mare. Dove andiamo nello stupido buio di questa mattina? Ma torni a casa poi, o bevi qualcosa di caldo? Rimani a letto domenica o ti tagli la barba? Penso alla primavera, penso al sogno di luce e al colore. I colori accecanti. Le nostre mani calde e i nostri cuori più allegri, i nostri pensieri leggeri e i sogni vuoti o in attesa. Ogni anno ti aspettiamo in questa che non è che una fredda parentesi, in questa che non è che una lunga pausa. Una pausa per goderti meglio. Ma poi mi dico, ora mi vivo comunque l’inverno per allungarmi la vita e godermi poi te e la prossima estate, come una fiamma nel sole di un mezzogiorno di fuoco. Di quei giorni con il sole alto nell’azzurro cielo del mondo, quasi a colpire nel profondo blu del mare. In quei giorni che a volte anche in inverno si affacciano al mondo e poi tornano indietro per riposare ancora un po’, per mettersi da parte, come noi a volte dovremmo imparare. Aspettare ecco cosa dovremmo imparare a saper fare, aspettare, amare e rincorrere le stagioni senza più riflettere e senza più pensare.

martedì 2 novembre 2010

Senza Titolo

Forse è la presunzione di controllare le nostre vite che ci fa diventare cosi. Programmare se domani guardo un film o vado a correre, fare piani, e questo che ci fa essere cosi. Continuare a distribuire giornate come se fosse neve al sole, li ad aspettare che si sciolgano. Da oggi a due mesi stringo la cinghia ma poi me ne vado al mare. Viviamo forse incapaci di passare il tempo divisi tra azioni e reazioni in uno spazio inesistente. Finzione e stagioni, passare e ripassare, posare ed abbattere, ora dopo ora, contando i minuti per dare senso alla notte. Ce ne stiamo stonati, chi da chi, chi da cosa, incapaci di mettere veramente in azione il cervello perso tra l’incapacità di essere normali e la condanna di esserlo. Provando e riprovando accorgendosi che non basta e che non c’è strada, per dirla all’inglese. Allora come ad un tempo restio a farsi penetrare e un tempo al presente e uno al futuro, c’è un passato ingombrante e una realtà che non serve a nulla. Allora ci illudiamo di essere ciò che non siamo, passiamo il tempo persi in quell’idea, forse una vita, forse la vita. Come se non ci fosse un domani ma che un domani ci sarà forse per sempre. Lottiamo e ridiamo, fingiamo, siamo tristi, allegri e usiamo. Noi siamo usati invece come oggetti bianchi, finché la polvere non li cambia in grigi, così come noi invecchiamo, e passeggiamo lontani, soli e per sempre. Ma è nel nostro cervello che ci siamo. Quando ci lasciano spazi. Quando siamo lontani da situazioni scontate che viviamo e vivremo forse per sempre.

giovedì 7 ottobre 2010

Pagina Bianca

Eccomi qui. Pagina bianca . Pagine bianche. Infinite pagine bianche da colorare, da scritturare da riempire e consumare. Tante possibilità poche parole. Tante necessità, milioni di frasi.
Ci risiamo. Mi ritrovo ad una svolta, ad un bivo, un incrocio con un recente passato fastidioso da schiacciare, e un immediato futuro che riempe ed esalta, stuzzica e libera. Si va avanti, l'amore se c'è ti riempe il cuore, ma se non c'è meglio guardare oltre. Poco da fare e da dire. Progetti da sviluppare su pagine bianche nel caldo di montagna, nel cuore di luci soffose con tazze fumanti. Armoniche, chitarre e voci gracchianti. Realtà e riorganizzazione a testa alta. Fumare e non guardare mentre la corrente ti attraversa la schiena con sussuri di parole. Parole di altri che ti emozionano e ti liberano il cuore. Ti liberano l'anima e la mente come quelli che cercano sui loro sentieri senza parole con le lampeggianti campane di libertà per ognuno di noi e per ognuno di loro. Incrinare il meccanismo e uscire dal binario. Non c'è altra via di redenzione.

lunedì 19 luglio 2010

THE TIMES THEY ARE A-CHANGIN'

The times they are a-changin’.. cosi cantava Bob Dylan in anni in cui il cambiamento sembrava veramente possibile. Erano giorni in cui i giovani sembravano essere diversi dai lori padri, dove tutti sembravano prendere coscienza di quanto fosse sbagliato il mondo. Ogni ideale borghese era definitivamente messo al bando, la guerra sembrava essere per tutti il maggior male. E le parole di Bob Dylan nella sua canzone dei tempi che cambiano erano dure e piene di speranza, forse lui e chi cantava a tutta voce con lui pensava che l’ondata di dissenso di quegli anni potesse definitivamente porre le basi per un cambiamento reale, per abbandonare il Dio Denaro, per riprendersi le proprie vite, per sventolare in faccia a tutti la propria libertà. Ascoltare The times they are a-changin’ oggi mi fa morire qualcosa dentro. I miei 30 anni sono segnati dalla totale sconfitta di ogni ideale, sono accompagnati da coetanei confusi e distratti, sono chiusi in una rete sempre più fitta da cui non è più facile scappare. Non so bene che direzione dovrà prendere il mondo, o doveva, so solo, e forse non serve a molto, che questa è la direzione sbagliata. C’è tanta ingiustizia e a nessuno sembra importare più nulla. Vedo teste vuote, imboccate come si imboccano i neonati. C'è una casualità nel vivere dei molti che rende molto semplice la nostra sconfitta. La sconfitta dei popoli contro i signori della guerra e del denaro. La sconfitta di una borghesia ridicola che continua a vivere nel sogno di diventare come chi comanda. Come non potrei rubare nei supermercati se li hanno costruiti rubando? E dopo la caduta del muro di Berlino De Andrè cantava:

“La domenica delle salme
non si udirono fucilate
il gas esilarante
presidiava le strade
la domenica delle salme
si portò via tutti i pensieri
e le regine del ‘’tua culpa’’
affollarono i parrucchieri“


Esatto Fabrizio ormai sono riusciti a portare via ogni pensiero mentre i parrucchieri sono sempre più cari e affollati.

giovedì 3 giugno 2010

Borriello e Saviano

Alcuni giorni fa il nostro caro Dario Fo parlava di Saviano. Si parlava di Roberto Saviano e parlava di premio Nobel. Di premio come riconoscimento del lavoro di un uomo, che con la sua penna ha il coraggio di combattere le mafie. Una penna contro fucili e pistole. Una penna come una piuma contro un machete. Un uomo che con il suo coraggio ha messo in fila tanti nomi, ha spiegato meccanismi economici criminali ignorati da tanti. Un uomo che parla di Napoli. Parla di una Napoli distrutta, una città dove è impossibile avere una vita del tutto “normale”. Una città che è come un ricordo. Un bel ricordo e niente più. Ma non tutti la pensano cosi e questo non è un fatto nuovo.
Stamattina apro il giornale e leggo:
 
Borriello contro Saviano e "Gomorra"
"Solo cose brutte, ha lucrato su Napoli"

 
Borriello!? Un uomo che per guadagnarsi il pane tira calci ad un pallone, critica l’operato di uno scrittore osannato da ogni intellettuale vero, italiano e non. Osannato dall'onestà e condannato da truffatori e simili. Allora ti chiedi come mai? Perché? Pensi: ma senti da che pulpito arriva la predica. Penso questo e mi arrabbio. Mi arrabbio per Roberto che l'opinione pubblica italiana, quella dei “capi” e dei corrotti cerca in ogni modo di denigrare. Cerca di distruggerlo con la diffamazione da ogni lato, una tecnica antica come il mestiere delle puttane. Un mestiere cosi simili moralmente a quello dei tanti giornalisti di regime. Cerco allora di approfondire la questione Borriello e scopro che il nostro “caro” calciatore ha perso il padre proprio per mano della camorra. Ecco l'estratto di un articolo dell'espresso di alcuni giorni fa:

"La camorra c'è sempre stata e sempre ci sarà, perché con la camorra la gente mangia. Per me non c'è bisogno di libri o di film per capire qual è la situazione. Io per quelle strade ho vissuto".

Il 26 maggio 2008, l'attaccante del Milan Marco Borriello descriveva così l'ineluttabilità della camorra. Ma quello non era solo lo sfogo rassegnato di chi l'aria della malavita l'ha respirata sin da bambino, a partire dai giorni in cui tirava i primi calci sui campetti di San Giovanni a Teduccio. Era qualcosa di più. In quegli anni, almeno a leggere i fascicoli di polizia e carabineri, suo padre, Vittorio Borriello, detto 'Biberon', prestava soldi a usura alla gente di un quartiere controllato dal clan Mazzarella. Un'attività florida ma anche pericolosa che lo farà finire sotto processo per associazione mafiosa (sarà assolto) e lo farà scomparire il 22 dicembre 1993. Nel vero senso della parola.

Perché da quel giorno di 'Biberon' si perdono le tracce. Quello che era successo lo racconterà molti anni dopo un ex direttore di banca, un tempo pezzo grosso della Dc casertana: il pentito Pasquale Centore. Nel 1999 Centore, che ha accumulato un patrimonio di 100 miliardi di lire trafficando con i narcos colombiani, viene arrestato e confessa di aver ucciso il padre del calciatore. Gli ha sparato, dice, nell'agenzia che Centore gestiva in centro a Napoli. Vittorio Borriello, che il pentito nelle sue deposizioni definisce 'un boss', è lì per pretendere 300 milioni di lire come interessi su un prestito.

Allora ti chiedi: Ma cosa ha in testa certa gente, cosa, cosa madre di Dio. Questo qui ha perso un padre camorrista per mano di altri camorristi, e oggi che è un calciatore ricco e famoso critica un suo coetaneo che non si guadagna da vivere con i soldoni di un presidente mafioso, ma lo fa con il suo coraggio e con la sua penna. Un uomo che prova con la parola a dare giustizia alle vittime di camorra proprio come fu Borriello . Un ragazzo di soli 31 anni, che vive blindato per “colpa” della sua onestà intellettuale. Un onestà che probabilmente un calciatore che vive libero, tra lusso e chissà che non potrà mai capire. Forse Roberto dovrebbe inviare un assegno con un po' dei soldi che guadagna con i suoi libri e questi affamati che non invidiano altro che i soldi. Questi servi scomodi per noi onesti e tanto comodi per i corrotti e i mafiosi che stanno mangiando viva ogni etica morale e sociale. Forse il nostro Vittorio Borriello non convocato al mondiale aveva bisogno di un premio produzione dal suo capo, aveva bisogno di altri soldi per dimenticare totalmente lo squallore di San Giovanni a Teduccio e pagarsi una bella escort per passare l'estate?

giovedì 20 maggio 2010

Guerra

E' la solita storia. Ci sono persone che vengono mandate a morire. Vengono mandate a morire per la guerra. E' una storia vecchia come il mondo.
Lo scopo della guerra è spesso la guerra stessa. Non esistono motivi reali che vanno al di là degli interessi economici e di controllo di territori e risorse. E' solo urgenza di guerra. La guerra come fonte di guadagno. E ci sono gli uomini come attori di quello che sembra un film ma film non è. Dell'unico film che uccide la gente, uccide uomini tutti uguali ma con destini cosi diversi.

Sei afgano e i tuoi figli muoiono sotto le mie bombe. Sono americano e i miei figli mangiano biscottini con burro d'arachidi. I figli dell'occidente, nelle nostre case bunker che ci stiamo costruendo. Nelle nostra vite di terrore e di paura. Nei nostri palazzi con l'immondizia ben nascosta in cantina. Questo occidente con tutta lo sporco nascosto giù in africa o chissà dove. Paesi come cantine del nostro finto benessere.
Come può esistere questa abissale differenza? Come può esistere e pensarla normale?
Ieri in Italia, dove invece io sono nato e vivo, si sono tenuti i funerali di Massimiliano Ramadù e Luigi Pascazio i due militari uccisi in un attentato in Afghanistan. Naturalmente le alte cariche dello stato non hanno perso l'occasione per mostrarsi commossi. Il teatrino sarà stato come al solito perfetto. Il teatro messo in scena quando il film lontano colpisce vicino. Vicino a noi, e ti sembra di sentire le bombe e la polvere. Ti sembra di sentire lo schifo della guerra. Ma loro, i signori della guerra e del denaro non sentono più niente. Sono macchine che innescano guerre. Sono come alieni con un unico scopo: distruggere questo povero e triste mondo.

giovedì 13 maggio 2010

Parole

Parole. Parole per ogni occasione. Parole, parole e ancora parole. Parole vuote come bicchieri capovolti appoggiati su un tavolo. Parole accorciate per adattarsi all’ultimo mezzo da attraversare. Parole dure, parole dolci, parole di rimpianto. Parole dette e non ascoltate. Parole svanite. Ci sono le parole che si usano a cena e ci sono quelle che si usano appena arrivi a lavoro. Quasi sempre le stesse, spesso prive di ogni significato reale. Parole automatiche. Parole di merda. Frasi gridate. Rabbia e odio con parole reali. Pietre lanciate. Parole di redenzione e preghiere. Preghiere recitate. Abusi. Parole a memoria. Parole che girano introno e suonano sorde. Troppe parole. Se non ti conosco non ti saluto. Calpestare lo stesso suolo non fa di noi grandi amici. Non siamo amici noi. Mangiamo insieme e ridiamo. Beviamo insieme e ridiamo. Noi sì che siamo amici. Allora sì che dico ti amo.

lunedì 3 maggio 2010

Un viso

Era bello nei momenti di smarrimento rassicurarsi guardando il proprio viso.

Bello o brutto che fosse ma comunque lui.

Ho iniziato a dar conto a me stesso più che dar conto a chi non è degno di essere contato.

Saremo sempre nudi e crudi con gli stessi sogni e le stesse emozioni.

E mentre una musica distante ti culla via. Una canzone malinconica ti spazza via, ti porta via, via lontano ma non più lontano di qui.

Le parole distanti cullano il letto, cullano i sogni con una nenia assordante.

Una strana dolcezza riempie lo stomaco e a noi non resta che pensare, ma non ci resta niente cui pensare.

C’è solo ora. C’è solo il presente a riempire la fine e l’inizio.

Ci sono solo i ricordi a sfatare i miti e indicare la via.

venerdì 30 aprile 2010

Marea nera in Louisiana

Il petrolio pian piano al tramonto di ieri ha fatto la sua prima comparsa sulle coste del Delta del Mississippi in Louisiana. Ieri a New Orleans l’aria è diventata pesante e i pescatori del Delta hanno passato la notte a pescare tutti i gamberi, prima che morissero intrappolati dai tentacoli del petrolio. Questo ennesimo disastro ambientale che ha colpito l’america partendo dal nord fino ad arrivare al sud mi ha fatto pensare al sud appunto, al sud degli stati uniti, al sud dell’Italia, al sud del mondo. Penso a come i destini di città del sud siano spesso cosi simili. Penso alla sfortuna di New Orleans e di Napoli. Destini comuni, destini tragici. Ci sono da sempre sventure che colpiscono queste città e la loro gente. La gente aggrappata a quelle terre come edera antica, e come l’edera crescono lì in maniera selvaggia, crescono per caso, senza piani ed assicurazioni sulla vita. Mi vengono in mente canzoni tragiche come Strange Fruit. Sì gli “strani frutti” cantati da Nina Simone e da tanti altri artisti. I frutti che pendono dagli alberi senza più vita e senza più “colore”. Mi vengono in mente libri come Il Ventre di Napoli della Serao, dove pagina dopo pagina ti sembra di sentire il puzzo dei vicoli sporchi e bui di una Napoli ottocentesca, di una Napoli sempre cosi triste e sporca. Ti sembra di sentire ancora le voci disperate dei nostri “padri”. Dei padri, e dei padri dei nostri padri, e di noi figli che non capiamo, di noi figli che chiediamo il perché. Forse è proprio il sangue dei neri in Louisiana e le grida delle madri dei morti ammazzati di Napoli che maledice queste terre sfortunate. Se c’è un Dio dovrebbe azzerare i ricordi e iniziare tutto daccapo. Se c’è un dio, come dice De Andrè nella sua Smisurata Preghiera:

ricorda Signore […]
non dimenticare il loro volto
che dopo tanto sbandare
è appena giusto che la fortuna li aiuti

giovedì 29 aprile 2010

Nuda e Libero

Oltre a diverse piante, il nuovo ingresso in casa sono due pappagallini, un Agapornis Roseicollis e un Agapornis Fischer. Questi pappagalli sono chiamati inseparabili e il nome scientifico deriva dal greco e significa uccelli che si amano.
La signora del negozietto di animali sotto casa non mi ha saputo dire chi è il maschio e chi è la femmina, in effetti, non mi ha saputo nemmeno dire se sono maschi o se sono femmine. Fatto sta che sono veramente inseparabili, e non solo per come sono chiamati, ma da come si baciano, si cercano e cantano insieme tutto il dì. Il più grande è verde e rosso e alla faccia da maschio, almeno per me. Il suo nome è Libero perchè, anche se è chiuso in una gabbia spero che si senta più libero di me. La piccola è blu come il cielo e l'ho chiamata Nuda. Sì nuda come dio l'ha fatta. Nuda, nuda come la terra. Il mio Benjamin sembra contento per i due esserini fischiettanti. E' primavera e ci si sente meglio. E' primavera è primavera gente.

martedì 20 aprile 2010

Perché faccio il tifo per il vulcano

Sono rimasto molto colpito da questo articolo di Massimo Fini apparso oggi sul blog http://antefatto.ilcannocchiale.it/. Come Fini penso che noi uomini in tutta la nostra arroganza approfittiamo del mondo che ci ospita facendo del male a lui, il mondo, a noi stessi, e ad ogni essere vivente che insieme a noi attraversa questo pianeta sempre più grigio e sempre più triste. Questo occidente sempre più stupido e ignorante. Questo capitalismo sempre più affamato. Questo società sempre più malata. Questa globalizzazione che da effetto collaterale sta diventando effetto primario su ogni piccola "sovversione" di un precario ordine mondiale.

Ecco l'articolo che ripropongo integralmente:

Io faccio il tifo per il vulcano islandese Eyjafjallajökull . È bene che ogni tanto la natura, indifferente, imparziale e moralmente amorale, ricordi all’uomo, che nella sua demenziale ubris, sta diventando la bestia più stupida del Creato, non è il padrone del mondo. Il vulcano islandese esplose già, con la stessa violenza, due secoli fa ma nessuno se ne accorse tranne i pochi abitanti di quelle terre lontane, mentre oggi sta mandando in tilt l’intero pianeta. Due secoli fa gli aeroplani non esistevano. Ma non è solo una questione puramente tecnologica. Già nel primo secolo a. C. il filosofo greco Posidonio sapeva che qualsiasi accadimento in qualsiasi parte dell’universo influisce su qualche altra cosa nell’universo. Quella che era un’intuizione concettuale noi moderni l’abbiamo fatta diventare una realtà concreta. Abbiamo creato un sistema talmente complesso, integrato e universale che qualsiasi fatto negativo in qualsiasi parte del mondo lo inceppa. E questo vale non solo per gli accadimenti imparziali della natura ma anche, e forse soprattutto, per quanto noi stessi facciamo. La Grecia è in crisi? Solo una cinquantina di anni fa la cosa avrebbe riguardato solo i greci e, dato che non sono quelli antichi, ma quelli di oggi, stupidi come tutti gli uomini di oggi, avremmo potuto fregarcene. Invece se crolla la Grecia crolla economicamente l’Unione europea e, di lì a poco, l’economia mondiale, almeno quella del mondo industrializzato e di quello che, a calci in culo e magari con l’aiuto di qualche "bomba blu", stiamo spingendo a forza sulla "via dello Sviluppo".

Siamo stati così cretini, e avidi, noi occidentali, la "cultura superiore", da voler piegare il mondo intero, o quasi, a un unico modello per cui se per caso, per fatto di natura o altro, questo si inceppa o si dimostra sbagliato non abbiamo vie di fuga. Qualsiasi macchina, appena un po’ sofisticata, ha almeno due motori, se se ne rompe uno si va con l’altro. Noi abbiamo un solo motore, abbiamo omologato il pianeta a un’unica dimensione, ad un unico sistema, ad un unico modello. Che è sbagliato in re ipsa perché si basa sulle crescite esponenziali, che esistono in matematica, non in natura. Verrà il giorno, non più tanto lontano, in cui questo sistema imploderà su se stesso. Basterà che uno spillo cada in Giappone. Si salveranno solo quei pochi popoli che ne sono rimasti fuori. Gli indigeni delle isole Andemane che, pur essendo i più vicini, dopo Sumatra, all’epicentro dello tsunami, non hanno avuto né un morto né un ferito. Perché non hanno mai accettato di contaminarsi con lo “sviluppo” e invece di affidarsi a ottusi strumenti tecnologici sanno ancora guardare il mare con occhio umano, ascoltarlo con orecchie umane, sentirlo con cuore umano. Forza Eyjafjallajökull.


Massimo Fini
da il Fatto Quotidiano del 20 aprile

lunedì 12 aprile 2010

Animali

Ho incontrato qualche giorno fa un signore con un cane. Ricordo che il cane era un pitbull ed era fermo con una triste espressione sul viso. Dopo poco ho capito il perchè. Il suo padrone per farsi obbedire lo frustava con il guinzaglio e continuava a ripetere resta, resta, resta. Probabilmente aveva seguito un qualche corso di arrestamento sostituendo però il premio usato per far memorizzare al cane l'associazione parola-azione, con le mazzate. Quando si possiede un cane, ogni giorno bisogna curarlo e il rapporto che viene a crearsi dovrebbe essere basato sulla sola lealtà. I cani non mentono perchè non sanno mentire. I cani come i lupi lasciano piuttosto i complotti e le menzogne a noi uomini, loro pensano al presente, il futuro non conta niente per loro. Ma alcune persone approfittano anche di questo rapporto che solo alcuni animali regalano in cambio di cibo e poche attenzioni. Alcune persone "sfruttano" la lealtà del cane usando tutta la loro infamia. Mi piacerebbe in casi di "abusi" come quello descritto vedere un cane che si ribella al padrone. Quel giorno era più giusto se le cose fossero andate cosi: Il signore da al triste pitbull la prima frustata. Poi continua ripetendo resta. Quindi il cane stanco si arrabbia e morde il padrone prima ad una gamba e poi gli mangia la faccia. Si gli mangia la faccia con tutta la voracità di cui un pitbull è capace. Ma questo non è successo solo per la lealtà del cane. Le frustate al cane invece sono state inflitte grazie alla viltà del suo padrone, non certo perchè quel coglione faceva paura al nostro pitbull dagli occhi pieni di malinconia. Quel cane probabilmente continuerà a soffrire a lungo senza capire perchè il suo solo punto di riferimento si comporti cosi. Ma in ogni caso non si ribellerà. Non si ribellerà per la sua nobiltà di spirito e per la sua infinita lealtà.

venerdì 9 aprile 2010

Sai mi sono innamorato di te perché non avevo niente da fare.

Sai mi sono innamorato di te perché non avevo niente da fare. E si, in effetti è proprio quello che spesso succede. Molte storie d'amore finiscono presto e male forse proprio per una mancanza di "collettività sociale". Ci vogliono soli e la vita divide la gente, ci vogliono chiusi ognuno con i suoi guai e senza tempo ne voglia di ascoltare gli altri, senza tempo ne voglia di "entrare" nella vita degli altri. A volte penso all'amore in maniera combinatoria. Prendi un uomo e prendi il mondo. Prendi un uomo e scegli una donna. Quanti modi diversi hanno le persone per combinarsi? sono tanti, tantissimi, problemi di coincidenze che si incrociano come svincoli autostradali. La gente è sola, tutti ci sentiamo soli in questo società cane mangia cane, in questo maledetto modo di spendere la vita deciso chissà da chi e per quali subdole intenzioni. E allora siamo pronti a dedicare la primavera a chi ci ha mostrato anche solo il minimo interesse. Ci accontentiamo cosi, per sfinimento e per caso. Raramente un nuovo amore ci fa "sanguinare" come una sconosciuta malattia del futuro. Continuiamo la nostra vita avendo di fianco un caso. Ma il caso può soddisfarci in primavera, ma poi l'aria stagna, e il caldo vero e il freddo dell'inverno spesso cancellano tutto, e allora siamo li ancora senza far nulla, siamo li eternamente ad affidare ad un gioco la gioia ed il dolore.

domenica 4 aprile 2010

La speranza è una trappola.

Qualche giorno fa ero in un posto meraviglioso svuotato però di ogni umanità e di ogni grazia. Si di quella grazia che alcune volte noi uomini regaliamo a noi stessi quando guardiamo il mare. A volte penso che l’uomo si rinchiuda da solo in una grossa gabbia. Non riuscire più a vedere cosa è bene e cosa e male li obbliga a un vita senza nessuna virtù e senza nessuna possibilità di cambiamento. Il problema è che la gente spera, spera che le cose cambieranno, spera che nell’aldilà la loro vita sarà migliore, e quindi tra degrado, facce ottuse e poche virtù vedi i soliti cartelli con:

“W Maria e W Gesù”

mentre attorno tutto muore in un incastro di automobili, vestiti eccentrici e obesità. Qualche giorno fa in un’intervista Mario Monicelli diceva che la speranza è una trappola. Si è vero, la speranza è una trappola niente di più chiaro. Una trappola che ti fa vivere male oggi nell’idea di una vita migliore che non verrà mai. Nessuno cambierà il tuo destino. Nessuno può cambiare la sua vita se non agisce. Nessuno cambierà per voi le cose in questo posto abbandonato sia da Dio che dal Governo. Loro credono ancora in Dio e credono ancora nel Governo. Le istituzioni li modella proprio per farli essere cosi. Li vogliono capre per manipolarli e fare affari con loro. Fare affari però solo con quelli che usano la violenza e le armi. Quelli che restano sono solo usati da tutti e da sempre. Quelli che restano verranno usati ancora a lungo. Quelli che restano rafforzano la maggioranza che li usa, inchiodando la minoranza a riflessioni come queste e poco altro. Non so cosa si può fare per aiutarli. Non lo so oggi e forse non lo saprò mai.

martedì 30 marzo 2010

Ieri: lunedì

Il lunedì mattina è solitamente la giornata del ritorno agli impegni. Si torna a lavoro o allo studio dopo uno o due giorni di "altro". Questo succede per molti.
Quando il lunedì mattina esco presto, sono solitamente ancora nel mondo dei sogni e avverto una sensazione come di disagio. Il disagio nasce dall'impatto con la città. Si la città frenetica. La città con traffico, luci e urla già dalle prime ore del giorno. Allora cosa succede? che mi guardo intorno e guardo la gente. Vedo alcune persone vestite di tutto punto, tutte energiche, tutte "dinamiche" (giusto per usare una parola cosi tanto di moda ultimamente). Vedo altri invece, come me, con occhi e bocca pieni di sonno. Allora ingenuamente penso che forse le persone energiche sono felici per il loro "tran tran" quotidiano. E noi altri non lo siamo? Questa è una domanda che mi ponevo già tanti anni fa e ancora lo faccio oggi. Certo mi rendo conto che è stupido cercare anche solo di dare una risposta che abbia un minimo di universalità. Io però posso dire che per strada, e specialmente il lunedì mattina, cerco ancora lo sguardo un pò perso di chi come me si chiede se il nostro modo di vivere sia giusto, di chi come me non riesce a non notare la povertà e le ingiustizie che ogni giorno vediamo e sentiamo. Cerco sguardi tristi davanti ad un vecchio barbone con i suoi vestiti sporchi e pesanti. E questo lunedì pensavo: ma voi manichini in giacca e cravatta dove avete lasciato il cuore? Voi donne sicure in tailleur non vi sentite più madri del dolore del mondo? Come fate ogni giorno a non indignarvi e ad essere "chiusi" nelle vostre misere vite fatte di meteria artefatta? Come fate ad essere cosi felici ogni lunedì mattina in un mondo come questo?

giovedì 25 marzo 2010

Centri commerciali

Da qualche mese ho cambiato casa e quindi ho cambiato quartiere. Dove abito ora c'è una strada lunga e diritta piena di piccoli negozietti, piena di piccole botteghe.
Mi piace passeggiare li lasciando alla mia sinistra la strada. Il primo negozio è quello di un calzolaio. Ogni volta che passo di lì lo vedo battere una suola o sostituire un plantare. Più avanti c'è poi una lavanderia, dove c'è sempre una signora con i suoi due figli. Loro fanno i compiti e lei lavora. Più avanti c'è una banca. Una banca dall'asettico ambiente con impiegati eleganti, chi un pò triste chi solo indifferente.
E' bello vedere per me questa sorta di presepe. Vedere ognuno occupato nella sua attività lavorativa. Guardare le botteghe con i mille effetti personali, i bambini, i cani. Insomma tanta tanta "umanità". Girando le città e i paesi è però sempre più difficile imbattersi in strade come questa. Ormai le città sono invase dalle grandi marche. Girando trovi case, solo case e ancora case. Alcune case hanno le luci spente. Altre case hanno le luci accese ma le tende chiuse. Casermoni pieni di luci, marchi e rumori li attirano come un gigante magnete che aspira piccoli pezzetti di ferro. E allora eccoli li salire su un auto e chiudere i vetri. Sporcare l'ambiente per comprare spazzatura. Spazzatura da mangiare o da indossare. Spazzatura creata da chi ha come unico scopo quello di far girare il denaro e sporcare questa e altre città.

mercoledì 17 marzo 2010

L'importanza dell'immaginazione.

Sono sempre stato un appassionato di aforismi. Mi piace quando in una sentenza si riesce a sintetizzare l'essenza di un pensiero.
Un giorno ascoltavo musica con un'altra persona e a un certo punto avevo commentato una delle classiche massime "de andreiane".

...Sognai talmente forte che mi uscì il sangue dal naso...

Dicevo semplicemente che la frase anche se la tiravi fuori dal contesto della canzone era comunque perfetta. Riusciva a darti un'immagine forte.
L'altra persona disse invece che quelle parole non gli comunicavano nulla. Anzi mi chiese il significato. Io risposi che per capirne il significato forse doveva per un attimo andare oltre le parole stesse. Doveva per un secondo chiudere gli occhi e usare la sua immaginazione. Come potete immaginarvi il risultato fu più che deludente.
Dissi che a me invece faceva pensare ad una persona disillusa dalla vita che preferiva rifugiarsi in un posto che esisteva solo nella sua mente. Dissi che probabilmente questa dimensione irreale, onirica, riusciva finalmente a scuotere talmente l'individuo da fargli sanguinare il naso. Oppure, dissi, poteva far pensare ad una persona capace di sogni cosi forti e intensi da farsi male fisicamente (ci pensate?).
Quel giorno ricordo che riflettevo che era strano che alcune persone non riuscivano ad andare oltre al significato oggettivo di una frase, di un quadro o di una canzone. Pensai che queste persone forse non erano dotate di immaginazione. Pensai che queste persone non guardavano oltre. Si fermavano all'oggettività senza scavare e trovare il proprio senso alle cose. Questo pensavo forse che era dovuto alle continue distrazioni, alle tante piccole azioni senza senso che guidano la vita di molti.
Qualche anno dopo questa persona si è rilevata a livello umano peggiore di quello che pensavo quel giorno. Quindi oggi la lezione che voglio ricordare a me stesso (immagino una foto in cui ci sono io seduto che cerco di capire qualcosa, e da dietro ancora io ad indicare a me stesso la giusta direzione) è che bisogna sempre mantenere immaginazione, sogni e fantasia. Questo ci rende migliori di chi con il cuore a forma di salvadanaio cammina ogni giorno e distoglie lo sguardo. Chi guarda sempre inesorabilmente dall'altra parte. Chi si emoziona solo se tocca materia. Chi vive per non morire e nemmeno lo sa.

lunedì 15 marzo 2010

Bologna e Teatro degli Orrori.

Bologna città storica. Città storicamente di sinistra. Centro storico. Camminate, tortelli, mortadella e vino. Venerdì pomeriggio autostrada tranquilla. Finalmente il sole.
La neve ha difficoltà a sciogliersi quando il freddo dell'inverno non ha nessuna intenzione di lasciar spazio alla più tiepida primavera. Ma questo è stato un inverno lungo e duro. Per il nostro paese e per la mia vita privata.
Ci sono tante città nel mondo e a volte una città te ne ricorda un'altra. Bologna sabato, non so perchè, mi ricordava una delle città della Spagna del sud.
Ci ho visto più immediatezza. Più sincerità e meno pretese. Il centro rispetto a tanti anni fa è stato "ripulito". Ora non voglio entrare nel merito, e capire se questo è giusto o sbagliato. Non ne ho voglia ora. Dico solo che qualcuno mi ha detto:
sai ora Bologna è pulita, giri tranquillo e non devi più avere paura di nulla.
Un ragazzo dalla folta barba mi ha detto invece:
questa non è più la Bologna di una volta. Lo ha detto con fare malinconico.
Chissà chi ha ragione. Ma poi a chi importa? A volte penso che ogni uomo può dare con la sua soggettività respiro alla propria verità. Quello che riesci a capire in un weekend da turista non è certo quello che capisci in una vita da residente. Ma io ho trovato Bologna ancora una città come dire "alternativa". Mi piace entrare in una libreria e trovare sul banchetto centrale di esposizione il capitale. Mi sono sentito orgoglioso quando sfogliavo i libri della sezione resistenza. Il nuovo libro di vespa (non è degno nemmeno di essere chiamato Vespa) era un pò più in là. Un pò nascosto e non lucente di tutto il suo squallore come capita di solito. Spero a volte che questo può sensibilizzare i giovani e tenerli lontani dal magma di stupidità che invade ogni giorno il nostro povero mondo. Avere i messaggi giusti ancora a disposizione è un bene. Cercare e scavare non è da tutti. Mi piace vedere che la gente gira la notte e si diverte semplicemente a star lì. Si beve, si fuma e si parla. Senza la necessità di chiudersi. Di fare appuntamenti, telefonate, sms. Quanta comunicazione. Quanto ci stancano tutte queste parole? Questa informazione continua? Questo vuoto che si nasconde dietro alle "sinergie". Sabato notte il teatro. Potenza e rabbia. Immensi. Ultime parole di Pierpaolo: abbiamo perso. Come dargli torto. Si Pierpaolo la gente come noi ha perso. Ha perso nell'impossibilità di cambiare le cose. Ma lo splendore delle tue parole ci ha fatto per poche ore vincere. Per poche ore sotto ad un palco senti l'Italia vera, la gente vera (almeno lo speri). E per un pò io ho dimenticato i delinquenti in giacca e cravatta. O meglio li ho "esorcizzati". La minoranza non eravamo noi. Almeno non lì.

venerdì 26 febbraio 2010

Reati con data di scadenza.

Mills un avvocato corrotto. Corrotto da chi? Da Silvio Berlusconi il nostro premier. Da Silvio Berlusconi il nostro presidente del consiglio.
Grazie ad una delle 18 leggi ad personam, la ex Cirelli, che riduce i termini di prescrizione per corruzione in atti giudizari da 15 anni a 10 anni, l'avvocatone inglese è salvo. Non andrà in carcere e dovrà (paradosso) pagare un risarcimento danni alla presidenza del consiglio di 250 mila euro per il danno di immagine. Bisonga però sottolineare che Mills resta un corrotto per aver testimoniato il falso a favore di Berlusconi e per aver accettato, dallo stesso Berlusconi, un regalo di 600 mila euro per il favore fatto a B. quando l'inglese era imputato ai processi Fininvest-Gdf e All Iberian.
Nel '99 Mills ordino l'investimento non a suo nome del "regalo di Berlusconi" proprio per mascherare il reato. Quindi anche se i soldi Mills li intascò nel 2000 l'atto di corruzione si è consumato nel '99 e quindi grazie all'ex Cirelli è un reato scaduto. Scaduto come scade il latte nel nostro frigo. Ora non vorrei parlare di quanto è assurda una cosa del genere. Se una persona commette un reato perchè mai se questo viene confermato da un processo dopo più di 10 anni non dovrebbe più valere? Non vorrei parlare di questo perchè l'assurdità di una cosa del genere è voluta da leggi fatte dai corrotti per i corrotti. Una sorta di proprietà riflessiva che inchioda il nostro paese sempre sugli stessi problemi. Quando si parla del periodo di tangentopoli spesso si fa riferimento alla prima repubblica. Peccato che oggi ci stiamo accorgendo che questa, la seconda, fa più schifo della prima. Anzi sembra sempre più che la corruzione sia stata quasi resa legale. Non hanno bisogno nemmeno di nascondersi più troppo i corrotti. Tanto grazie alle tante leggi ad personam verrà sempre trovato un cavillo legale che li farà passare come povere vittime di un sistema giudiziario politicizzato e in mano alla sinistra. Verrà sempre evitata la galera per questi cari signori. Addirittura dalle intercettazioni sull'Aquila emerge un sistema molto complicato di corruzione. Un sistema evoluto che non si avvale esclusivamente della "mazzetta" cosi tanto utilizzata ai tempi di Craxi. Si il Craxi che ora viene ricordato come vittima sacrificale. Che smemorati, dimentichiamo sempre tutto noi poveri italiani.
Ma ritorniamo a Mills. Secondo voi quali sono state le reazioni di Berlusconi dopo la sentenza di ieri sera? Come immaginate Silvio era felicissimo. Era galvanizzato da una gioranta, finalmente, a suo favore.

"Per me il processo è chiuso, questo reato non è mai esistito. C'è stato solo un incredibile accanimento nei miei confronti, si sono inventati una corruzione che non esiste, questa favola della corruzione susseguente, ma finalmente la Cassazione ha fatto giustizia".


Le sue dichirazioni come al solito sono lontane dalla verità. Berlusconi mostra sempre più di essere un uomo ridicolo. Un uomo con una faccia ridicola. Un uomo con una statura ridicola. Un uomo imbottito di viagra e chissà cos'altro, che continua ad approfittare della buona fede di un popolo con il senso critico di un bambino di 12 anni (parole usate qualche settimana fa dal nostro vecchio volpone).
Sfortunatamente per Silvio il processo che lo vede coinvolto per i fatti che sono costati una condanna, in primo e secondo grado per Mills, non è ancora finito. In particolare la prescrizione scatterebbe tra un anno, ma nel frattempo B. rischia comunque di finire in tribunale. E allora eccolo con i suo fedelissimi collaboratori, il suo avvocato Niccolò Ghedini, che continua a scodinzolare felice ad ogni richiamo del padrone, e con il guardasigilli Angelino Alfano. Ecco cosa gli dice:

"Adesso abbiamo la prova della contiguità dei pm con i giudici. I primi hanno postdatato apposta il reato, gli altri li hanno seguiti. Non c'è più tempo da perdere, dobbiamo separare le carriere. datevi da fare. Voglio la riforma pronta subito dopo le elezioni".

Dunque meglio andare avanti con le solite leggi che ancora una volta gli salveranno il culo. Ieri alla camera era voce ricorrente la possibilità che Alfano, su suggerimento del premier, stesse valutando l'ipotesi di accelerare il processo breve. Inoltre Berlusconi sembra pronto, dopo le regionali, allo scontro con Fini. Si ancora Fini, il nostro caro ex fascista che con le sue dichiarazioni (per ora quasi solo quelle) sembra sempre più allontanarsi dal Pdl.
Io non so come andrà a finire, so solo che sono sicuro che il Berlusca con i suoi tentacoli salverà ancora una volta faccia e portafoglio. Sono sicuro che gli italiani gli daranno ancora fiducia e nutro anche una personale paura di ritrovarcelo tra qualche anno come Presidente della Repubblica. Spero che il futuro mi smentisca. Lo spero veramente con tutto me stesso.

giovedì 18 febbraio 2010

Italia e Cattolici.

E' notizia nota la scelte del Pd di candidare Emma Bonino alla regione Lazio. La leader storica dei radicali è stata individuata dal Pd, come la scelta migliore per una regione cosi importante. La scelta più sana per una regione di palazzinari e mala sanità. Una regione che prima o poi emergerà per la sua monezza. Insomma una regione italiana con problemi aggravati dalla maggiore possibilità di fare business. Dal mio punto di vista, la scelta del Pd, è sicuramente migliore di quella adottata per la Campania. Ma ecco subito venir fuori Avvenire. Ecco che i vescovi non ci stanno. Quindi ecco quanto riportato oggi su i giornali:

..avvenire non molla e va all'offensiva per il secondo giorno consecutivo.
Il direttore Marco Tarquinio parla di "crescente senso di allarme" e osserva: "Il caso Bonino... si sta configurando sempre più come un caso Pd. Le sottovalutazioni e le sufficienze si pagano. Tra radicali e cattolici c'è una incompatibilità irriducibile". Attacco pesante. Il quotidiano dei vescovi parla dell'operazione "insensata e truffaldina" in base alla quale "la superabortista, l'iperliberista" Bonino ha "l'incredibile pretesa di rappresentare i valori cattolici". Sono gli stessi argomenti con cui la teodem Paola Binetti, ultima in ordine di tempo, ha lasciato il Pd per l'Udc di Casini e da ieri è candidata "governatore" nella rossa Umbria per i centristi. "Non a caso - scrive sempre Avvenire - si stanno producendo contraccolpi, crepe e lacerazioni..." nel partito di Bersani.



Io non sono un grande simpatizzante del Pd. Non lo sono quando le loro scelte politiche sono contraddittorie e troppo vicine alla solita politica italiana. Non lo sono quando Bersani (come Veltroni prima) usa parole soft per criticare l'operato della maggioranza, in luogo di dire la verità cosi com'è (che non è intrinsecamente soft). Quello che oggi secondo me dovrebbe fare un partito di opposizione è "sputare" in faccia all'italiano medio la nuda e cruda verità, per svegliarlo da questo sonno che sta intorpidendo l'anima della gente. La scelta di Emma Bonino devo riconoscere che però è in contrasto con il solito modo di agire del Pd. E' una scelta intelligente che potrebbe migliorare la condizione al limite del collasso della regione Lazio. Ma per i vescovi non va bene. Preferiscono i politici che vanno a puttane. Probabilmente ti viene da pensare che ci vanno insieme a puttane. Questa gente non farà mai cambiare le cose in Italia. Sfortunatamente però la chiesa continua ad avere una grandissima influenza sulla vita, sui pensieri e sui voti degli italiani. Questo paese è vecchio. E' un paese dove politici mafiosi vengono aiutati dalla chiesa a mantenere il loro dominio. E' sempre stato cosi (pensate alla cara democrazia cristiana, che di cristiano aveva solo il nome).
La chiesa continua a fare politica e la cosa è ogni giorno sempre meno ammissibile. Che Rutelli, la Binetti e altra gente simile sia andata via da un partito come il Pd è solo un bene. Lasciateli andare. Lasciateli pure andare a fare in culo.
Qual è però il problema. L'attuale maggioranza è "coesa" grazie al suo leader. Politici come Bossi o Fini non sono altro che schiavetti che hanno accettato di stare sotto la bandiera del Silvio, per non stare sotto l'eterna bandiera delle minoranze (e ci fanno certo grandi affari con il nanetto). Il Pdl è un calderone che unisce tutto il peggio. Unisce tutti sotto il verbo di corrotti affari. E' soprattutto è il denaro sporco, facile e immorale il vero fattore di coesione del Pdl. Ma uno schieramento che sia lontano dalla amalgama di corruzione dell'attuale maggioranza, e che sia in grado (per numeri) di governare l'Italia, è impossibile senza i cattolici. E' impossibile perchè sfortunatamente rappresentano ancora l'ago della bilancia. Peccato che però le alte cariche del Vaticano fanno pendere questa bilancia sempre e comunque dalla parta sbagliata (il nostro non è uno stato laico). Sempre per non far cambiare le cose, sempre per mantenere l'elite che la chiesa e lo stato riesce ad assicurare ai loro rappresentanti, familiari, amici, e amici di amici. Peccato che che ci va di mezzo sono le persone comuni, la gente che lavora e si impegna. La gente che non ha i santi in paradiso. La gente, che la domenica va in chiesa perchè in fondo è sempre stato cosi. Le persone che pendono dalle parole dell'ennesimo prete o politico che sia, senza domandarsi che forse nei loro sermoni, e nei loro comizi ci sono solo tante bugie.

giovedì 11 febbraio 2010

La vergogna di dirsi berlusconiani

Con Berlusconi si manifesta un singolare fenomeno, già noto ai tempi della Democrazia cristiana. Negli anni Sessanta e Settanta erano rarissimi quelli che ammettevano di votare Dc. Ma il partito del "Biancofiore, simbol d’amore" prendeva regolarmente, a ogni elezione, il 30 per cento dei suffragi. Evidentemente chi lo votava se ne vergognava.

Così è con Berlusconi. Nei bar, nelle palestre, in piscina, ai bagni o in qualsiasi altro ritrovo pubblico che raccolga un po’ di gente, nessuno, anche quando il discorso cade sul politico, dice di votare Berlusconi.

E anche fra i giornalisti, a meno che non siano i giannizzeri del Giornale, di Libero, di Panorama, e pure qui non sempre, nessuno ti dice apertamente che sta con Berlusconi. Un poco se ne vergognano, anche loro.

Ma i berluscones si smascherano in modo indiretto. Se uno ha in orrore Di Pietro, considerandolo il vero "cancro morale" di questo paese, è molto probabile che sia un berluscones. Se vi aggiunge Marco Travaglio ne hai quasi la certezza. Se ci mette anche Giorgio Bocca è matematico.

Per Di Pietro la cosa si capisce, perché è l’unico, vero, contraltare politico del Cavaliere e, per soprammercato, porta avanti il discorso della legalità. E i berluscones detestano la legalità, naturalmente quando si pretende di richiamarvi "lorsignori", per gli altri c’è la "tolleranza zero".

Sono i liberali alla Ostellino, alla Galli della Loggia, alla Panebianco, i liberali da Corriere della Sera (scriveva un indignato Panebianco ricordando l’orribile stagione di Mani Pulite: "L’opera di repressione non doveva più occuparsi prevalentemente, come aveva sempre fatto, dei ‘deboli’ e dei reietti, ma poteva rivolgersi anche ai potenti" – Corriere della Sera, 20/9/1999 – e in un altro pregevole scritto "Non parliamo d’altro che di 'corruzione', 'concussione', 'abuso di ufficio' e non ci accorgiamo dei reati di vero allarme sociale che sono quelli della microcriminalità", e ancora "La legalità, semplicemente non è, e non può essere, un valore in sé" – Corriere, 16/3/1998).

Peraltro l’orrore per il "giustizialista" (altra parola magica che smaschera il berluscones occulto) Di Pietro è un poco contraddittorio. L’intera classe politica attualmente in sella, berluscones in testa, non esisterebbe se non ci fosse stato il "giustizialista" Di Pietro. Particolarmente grottesca è l’avversione a Di Pietro degli ex Msi, ex An, oggi Pdl che, dopo essere stati espunti per decenni dalla politica con la truffa dell’"arco costituzionale", tornarono all’onor del mondo proprio grazie a Mani Pulite.

Dove sarebbe oggi, senza Di Pietro, per esempio l’onorevole La Russa, disonorevole ministro della Difesa? Sarebbe ancora nelle catacombe a fare il "cattivo maestro" di ragazzi che poi, sotto quelle suggestioni, andavano magari a rovinarsi tirando qualche bombetta (Murelli e Loi).

Travaglio è scontato. Sulla legalità ha un rigore torinese, jansenista. Sia a destra sia a sinistra per la verità, ma il berluscones non va tanto per il sottile. Quando però gli chiedi cosa rimprovera a Travaglio, farfuglia. Il massimo che riesce a dire è che "con i libri su Berlusconi ci ha fatto i soldi". Che è come dire che Sciascia non doveva fare le denunce di Todo modo perché quel libro ha venduto.

Ma il più incomprensibile, e quindi il più significativo, è Giorgio Bocca. Se in una conversazione salta fuori, per qualsiasi motivo, il nome di Bocca, il berluscones occulto cade in deliquio, fa il ponte isterico, gli viene la schiuma alla bocca e manca poco che venga preso da una crisi epilettica. Eppure Bocca è stato il primo giornalista italiano di sinistra, ma anche non di sinistra, a denunciare sul Giorno, in un memorabile reportage degli anni ‘60, che cosa fosse realmente la gloriosa Unione Sovietica.

Meriterebbe un posto d’onore nel mondadoriano e berlusconiano opuscolo "Il libro rosso degli orrori del comunismo". Invece i berluscones lo odiano. E si vedono anche delle sciacquette del giornalismo nostrano, gente che ha cominciato a scrivere editoriali, cioè temi da liceo, a vent’anni, e a trenta, non avendo fatto alcuna esperienza sul campo, non san più che dire, storcere il naso di fronte al nome di Giorgio Bocca e alla sua straordinaria carriera che gli permette, alle soglie dei novant’anni, di essere ancora perfettamente lucido sulla pagina.

"Non devo alcun rispetto a Bocca" scriveva tempo fa un pinchetto di cui non ricordo il nome, poniamo un Facci qualsiasi, mentre dovrebbe fare i gargarismi prima di pronunciare il suo nome invano. Comunque sia un indizio è un indizio. Tre indizi (Di Pietro, Travaglio, Bocca) fanno una prova.

Quindi se vi capita in casa un tipo mellifluo, che affetta equidistanza, ma quando sente i nomi di quei tre ha reazioni da demonio finito in un’acquasantiera, potete andare sul sicuro: è un berluscones doc. E cacciatelo a pedate nel culo perché non ha nemmeno il coraggio civile di essere ciò che è.

Da il Fatto Quotidiano dell'11 febbraio

martedì 9 febbraio 2010

Tutta una Pasta

E' di ieri la notizia che vede l'Italia dei valori di Di Pietro appoggiare il Pd e il suo candidato De luca per la Regione Campania.
Di Pietro spiega con chiarezza la sua idea: De Luca è un rospo da baciare per non far vincere il coccodrillo.
Coccodrillo personificato da Casentino, il candidato del Pdl scelto per la Campania. Scelto in modo che sia il più possibile vicino alle mafie (nella fattispecie al clan dei casalesi). Scelto insomma nel solito modo a cui siamo stati tanto abituati. Avrete capito, in queste metafore da bosco, che il rospo qui rappresentato dal caro vecchio De Luca non si discosta molto dal coccodrillo Casentino. Infatti il nostro caro rospo è stato rinviato a giudizio due volte per truffa allo Stato, associazione a delinquere, etc etc.
Ora naturalmente, mentre non mi meravigliano il Pdl e il Pd, mi meraviglia molto il discorso di Di Pietro. Mi meraviglia perchè mi sembra strano la decisione di appoggiare il Pd e De Luca con il suo passato cosi poco trasparente. Mi sembra assurdo che in in paese di più di 60 milioni di abitanti non ci sia una persona nuova, non sospetta che potrebbe essere portata alla regione Campania dalle forze congiunte di Pd (senza la L) ed Idv. Come al solito il Pd, promuovendo De Luca si mostra sempre più vicino (come modo di far politica) alla maggioranza di governo, che invece dovrebbe contrastare, essendo il principale partito di opposizione. E non si può dire che non ci siano cose da criticare o contrastare poi. Questo governo sta facendo enormi danni al paese sotto tutti i fronti, e questo è sempre più chiaro, non bisogna neppure più leggere tra le righe o fare complicate ipotesi di complotto. E' tutto li sotto il sole (anzi sotto la neve viste le continue ondate di freddo). E' tutto molto chiaro: puoi ormai persino sentire nell'aria la dissolutezza morale che sta guidando il nostro vecchio e stanco paese.
Ripeto, non riesco a credere che in Italia non ci siano persone con le competenze adatte per candidarsi alla regione Campania. Non ci credo e non ci crederò mai. Anzi NON voglio credere che sia così!
Siamo qui di fronte al solito caso: il sistema è troppo corrotto, forte e chiuso (da destra a sinistra) per permettere ad una nuova classe di politici di cambiare le cose in Italia. Di cambiarle partendo proprio dalla Campania magari, che forse dell'italia è proprio la regione più problematica. De Magistris si è mostrato deluso da questo cambio di rotta dell'Idv sulla questione morale, ed ha pubblicato sul suo blog le motivazioni che non possono vederlo come candidato alla guida della regione campania. Riporto qui il link per leggere le sue parole, nonchè le interviste rilasciate al Fatto Quotidiano, da Di Pietro e ancora De Magistris su questa controversa questione. Siamo tutti vicini a chi cerca di strappare il paese dalle mani sbagliate, ma non volgiamo rimetterlo in mani che si sporcano esattamente nello stesso modo e per gli stessi affari.

Ma sembra che non ci sia alternativa signori, sembra che in Italia non c'è oggi una persona con l'armadio sgombro da scheletri che possa governare la regione campania.


Perché non posso candidarmi in Campania:

http://www.luigidemagistris.it/index.php?t=P449


Le interviste le trovate al link:

http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578

mercoledì 3 febbraio 2010

Strano Periodo

E’ un periodo strano questo. Il governo ogni giorno ci impone una dittatura mascherata dalla soft appariscenza occidentale. Una dittatura con le tette dell’Arcuri in tv e qualcos’altro a colpirci da dietro. Un presidente del consiglio che in tutti i modi cerca di portare avanti la sua piccola azienda chiamata italia. Si l’Italia dello stivale , con i monti al nord e il mare nel tacco, lo stivale pieno di fango morale in cui ogni giorno io ed altri viviamo. Le poche notizie vere filtrano tra le tante bugie ogni giorno vomitate dalle nostre tv e dai principali giornali. Oggi Bossi, in commento al via libera della Camera al disegno di legge sul legittimo impedimento, affermava:

“c'è sempre qualche moralista, ma questa è la dimostrazione che la maggioranza è molto forte.”

Non fa una piega. Ma in fondo la vita va avanti no? Del resto l’Arcuri è spesso in tv e altre belle donne non certo ci mancano. Il campionato di calcio è sempre più competitivo, sono sempre più belle le partite in tv. E tutti li a parlarne e a parlarne mentre sotto sognano la vita che fa il grande imprenditore corrotto con la macchina sportiva e la figa di lato. Tutti costretti ad andare avanti senza pensare. Tutti costretti sempre e comunque a non pensare. Sono proprio tempi strani, ci sono cose che scivolano via pesanti e leggere nello stesso momento, cose che apprendi, cataloghi e metti via per dopo. Un dopo che aspetta mentre ti tengono li costretto a distrarti. Costretto ad essere qui e contribuire al meticoloso ingranaggio. Costretto a parlarne scegliendo come sempre in qualche modo di non starci.

Ci saranno periodi migliori, del resto il tempo è ciclico.

mercoledì 27 gennaio 2010

Non dimentichiamo.

Oggi è il giorno della memoria. Una giornata scelta internazionalmente per commemorare le vittime del nazismo, fascismo ed Olocausto.
In rete si può recuperare il testo della legge n. 211 del 20 luglio con cui il parlamento italiano aderisce alla proposta internazionale di scegliere il 27 gennaio come giorno in memoria dei perseguitati.

Il testo dell'articolo 1 della legge così definisce le finalità del Giorno della Memoria:

« La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio,
data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz,
"Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico),
le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei,
gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte,
nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi,
si sono opposti al progetto di sterminio,
ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.»


Tutto questo è importante. E' vitale mantenere 'viva' la storia con iniziative come questa.La storia ci può mostrare i nostri errori e ci suggerisce come evitarli. La storia è tutto quello che abbiamo per arricchire il nostro vivere delle esperienze passate evitando ogni volta di scontrarsi con gli stessi ostacoli.
C'è però qualcosa che non quadra. Prendiamo ad esempio gli italiani: Gli italiani sono un popolo veramente distratto. Un popolo che dimentica facilmente. Un popolo che solitamente sembra felice di dimenticare ma che oggi è pronto a far l'eco (con i "presidenti" li in prima file con le facce commosse).
Gli italiani non sembrano imparare dai propri errori, anzi ogni anno sembrano subire sempre più, e sempre con più naturalezza. Oggi l'indecenza della nostra classe politica è riuscita a superare i livelli già molto competitivi della nostra famigerata prima repubblica. Per fare un esempio, le nostre autorità hanno da poco "rivisitato" la figura di Craxi definendolo addirittura vittima sacrificale. Tutti li a spendere belle parole sul caro Bettino. Tutte le nostra più alte cariche
dello stato hanno scritto e detto parole di conforto per la sua famiglia, esaltando la figura storia di Craxi e la sua "opera" politica.
E' facile però in casi come questo usare la storia come strumento di verità. E' veramente molto facile. Non bisogna nemmeno andare troppo indietro nel tempo...

Chi era Craxi:

Craxi Fu il primo socialista a ricoprire, nella storia repubblicana, la carica di Presidente del Consiglio dei ministri dal 4 agosto 1983 al 17 aprile 1987, in due governi consecutivi.
In seguito alle indagini di Mani Pulite, che condussero, tra l'altro, all'incriminazione e ad una duplice condanna definitiva in sede penale,
scappò in Tunisia. Scappò mentre erano ancora in pieno svolgimento i procedimenti giudiziari nei suoi confronti. Scappo come altri latitanti. Scappo in Tunisia. Per la precisione ad Hammamet che della Tunisia è una perla turistica.
Qualche giorno fa si leggeva su molti giornali..

... morì in solitudine, lontano dall'Italia (...)

E' morto lontano per evitare le galere italiane. E' morto nello stato di Ben Alì. Ben Ali un presidente che da anni soffoca ogni opposizione al suo regime, aumentando il controllo sui media e sui partiti politici rivali sempre più.
Un uomo che rifiuta qualsiasi riforma politica in senso democratico (molte sparizioni, omicidi e casi di tortura sono stati segnalati dalle organizzazioni per i diritti umani).

Quindi lasciamo parlare la storia, come oggi tutti noi facciamo. Lasciamola parlare senza ipocrisie,insegniamola ai nostri figli, e soprattutto evitiamo che qualche politico disonesto provi a cambiarla.Perchè la storia è scritta e cambiarla per interessi mediatici e politici è un sopruso e dovrebbe essere smascherato come tale. E se le più alte cariche dello stato non difendono il nostro patrimonio storico, dobbiamo difenderlo noi ricordando a tutti quella che è la verità scritta nella VERA storia. La storia che ricorda con giusta commozione il disastro dell'Olocausto oggi 27 gennaio. La storia che ricorda sempre semplicemente perchè è lì. La storia che non dovrebbe mai essere cambiata da nessuno di noi.

La verità rende liberi.

lunedì 25 gennaio 2010

NEUTRAL MILK HOTEL In The Aeroplane Over The Sea(Merge) 1998


Ho scoperto In the aeroplane over the sea alcune settima fa. Strano che il nome di questo disco non sia mai “apparso” per me prima. Dal primo ascolto subito si entra nell’universo intimo di Jeff Magnum e delle sue visionarie vibrazioni. Jeff dei Neutral è il cantante chitarrista nonché autore di quasi tutti i brani. L’apertura è lasciata a due canzoni in tre parti: King Of Carrot Flowers Pt. One e King Of Carrot Flowers Pts. Two & Three dove tutti gli elementi stilistici del disco hanno una piccola parte distinta. SI va dal folk malinconico dell’inizio , al gospel psichedelico del coro
I love you Jesus Christ Jesus Christ I love you Yes i do (Jeff specifica che non c’è pensiero diretto ad una religione in particolare ma solo un coro all’amore come concetto molto più generale)
per finire poi con un punk rock distorto e lo-fi. La seguente: la title track è forse l’essenza del disco. Un tranquillo e docile folk fatto da 4 semplici accordi in cui jeff riesce ad alternare con versi molto lirici quello che è il suo concetto di vita
..And one day we will die And our ashes will fly from the aeroplane over the sea
But for now we are young Let us lay in the sun
And count every beautiful thing we can see..
La sua voce sopra le righe, attraverso articolate strofe confonde alla malinconia le visioni astratte che si alternano, prima più energiche (Two - Headed Boy) poi più psichedeliche (Oh Comely) e infine più sognanti (Two - Headed Boy Part 2). Per tutto il disco regna una diretta e genuina atmosfera come di sensazioni che conosci da tempo.
Il disco inoltre è come un regalo speciale dell’autore ad Anna Frank. Il cantautore originario della Louisiana, quasi 50 anni dopo Anna, decide di scrivere una manciata di canzoni che avessero come tema conduttore propria la ragazzina tedesca e le parole del diario che ancora oggi commuove. Un mondo fragile come quello di Jeff. Un mondo delicato che in qualche modo accomuna i due individui cosi lontani come tempo e contesto. Un mondo che Jeff rielabora e mischia al suo, per creare un miscela unica e indissolubile. Le visioni in questo disco di susseguono in una specie di Piccolo Principe illustrato in suoni.
Il suono è di fatto molto diretto ma impreziosito da strumenti stravaganti e mille dettagli che ad ogni ascolto risaltano tra le belle melodie e alcuni intermezzi strumentali originali e inaspettati (Fool). I fiati spesso esaltano alcuni passaggi strumentali donando un colore più vivace alle scarne schitarrate di Jeff.
Dopo questo disco i Neutral Milk Hotel non hanno più prodotto altra musica. Jeff Magnum è apparso poco, se non con qualche cover e qualche rara partecipazione. I Neutral Milk Hotel sono stati un nome di spicco del collettivo discografico Elaphant 6 (di cui Jeff e cofondatore). Un collettivo la cui filosofia può essere sintetizzata con un periodo apparso su di un catalogo del 2004 dell’etichetta:
“Noi crediamo nel 4 piste, nelle belle sonorità & idee, ma più di ogni altra cosa noi crediamo nelle CANZONI”.
Ho letto pochi giorni fa l’intervista che Jeff ha rilasciato per pitchfork alcuni anni fa. Spiega che dopo il tour In the aeroplane over the sea alcune persone a lui care attraversavano momenti difficili. Spiega che si era chiesto come aiutarle e di aver capito che la musica non era la soluzione. Di aver capito come la musica non potesse risolvere quei problemi . Parla di canzoni scritte ma troppo dolorose per essere condivise. Canzoni che sentiva come qualcosa di negativo per se e per gli altri. Dice di essere ancora attivo a suo modo, parla di un progetto dove registra i suoni di tutto quello che c’è (campane, voci, mare,…) per poi inserirli nel computer per ottenere un complesso mix. Una sorta di raccolta dei suoni del mondo. Un tipo strambo Jeff. Una persona sicuramente dotata di una sensibilità particolare che alcune volte ha condiviso con noi, come in questo splendido capolavoro lo-fi .

Discografia
With The Olivia Tremor Control
• California Demise (Elephant 6 Records; 7"; 1994)
• Black Foliage: Animation Music Volume One
With Major Organ and the Adding Machine
• Major Organ and the Adding Machine (Orange Twin; 2001)
With Neutral Milk Hotel
• On Avery Island (1996)
• In the Aeroplane Over the Sea (1998)
As Jeff Mangum
• Orange Twin Field Works: Volume I (Orange Twin; CD; 2001)
• Live at Jittery Joe's (Orange Twin; CD; 2001)
• Stroke: Songs for Chris Knox (Merge; CD; 2009)

Link

http://neutralmilkhotel.net/
http://www.neutralmilkhotel.org/
http://www.ondarock.it/pietremiliari/neutralmilkhotel_intheaeroplane.htm
http://www.ondarock.it/speciali/elephant6.htm