giovedì 27 gennaio 2011

C'erano nubi nere fuori la mia finestra prima di allora

Mi invitò un giorno a casa sua dopo che ci eravamo incontrati per caso. Dopo aver camminato per qualche minuto arrivammo da lei che fuori pioveva. Mi offrì del the. Io accettai volentieri, il freddo di fuori non faceva che far desiderare qualcosa di caldo. Dopo poco, nel silenzio irreale di un pomeriggio di inverno, si poteva udire il fischio del bollitore e il rumore dell'acqua versata. Potevo quasi sentire il vapore emanato dall'acqua bollente da come i miei sensi erano alterati. Arrivò con un vassoio con due tazze, una teiera, piccoli cucchiai e piattini con fettine di limone, panna, latte e zenzero. Non sembrava preparata a ricevere visite ma sembrava curare a modo il momento del the. Questo iniziò a farmela percepire come qualcosa di austero, come una lontana donna dell'ottocento con la cura per tutto, una donna d'altri tempi ma con il fascino della modernità. La casa in cui viveva era semplice e pulita. Pochi angoli attrezzati e per il resto tanti angoli semi scuri e pochi oggetti curiosi. C'era pietra e ferro battuto, quello del colore del rame, che dava all'ambiente un aspetto antico ma raffinato, semplice ma fuori da ogni schema. Parlava poco, sorrideva e diceva poi la cosa giusta. Pensava e poi parlava e cantava quello che c'era alla radio con grazia e calore, quel calore del the e delle nostre parole, nel lento morire di quel lontano pomeriggio d'inverno.

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